Giornale&caffè story

Giornale&caffè story

I prezzi del caffè
Se si esclude l’immediato dopoguerra quando il caffè era un lusso (ci voleva l’11% dello stipendio medio per berne due al giorno) il costo della tazzina al bar è rimasto sorprendentemente stabile, in confronto al potere di acquisto delle famiglie, in quasi 70 anni di storia. Il prezzo della ‘tazzina al bar’ è salito metodicamente di 10 lire ogni 5 anni dal 1945 al 1970.
Nel 1969, quando Riccardo del Turco cantava “Ma cosa hai messo nel caffè che ho bevuto su da te” di sicuro aveva risparmiato 70 lire, altrettanto avrebbero dovuto lasciare al barista, nel 1970, Lucio Battisti e Mogol, se non avessero avuto Anna a prepararglielo ogni mattina.
Il “caffè nero bollente” con cui Fiorella Mannoia si presenta per la prima volta a Sanremo, nel 1981, costa 250 lire e 10 anni più tardi, l’inflazione porta il costo a 700 lire. La torrefazione diventa un business. Anche per quello, forse, nel 1992 Max Pezzali ipotizza fra i moventi dell’uccisione dell’Uomo Ragno “uno sgarro a qualche industria di caffè”.
Nel 2003 Alex Britti che è di Roma, avrebbe pagato l’equivalente di 4.900 euro per i 7.000 caffè della canzone con la quale arrivò secondo a Sanremo. Gli Articolo 31, nello stesso anno (ma non andarono a Sanremo), prevedevano che il loro Italiano medio bevesse “alla mattina un bel caffè corretto” probabilmente pagando qualcosa di più per l’aggiunta di grappa o brandy e ancora nello stesso anno (decisamente un record) Tiziano Ferro prevede in Sere Nere “Ripenserai agli angeli. Al caffè caldo svegliandoti”.
In ogni caso, come si diceva, l’incidenza del costo di un caffè al giorno è rimasto quasi sempre vicino all’1,7/1,9% dello stipendio medio. Solo negli anni prima e dopo la svolta del millennio era salito verso il 3%, ma a quel punto i prezzi si sono calmierati e il ‘muro’ dell’euro, almeno per ora, tiene anche per la concorrenza dei caffè in cialde casalinghi, tipo Nespresso. Insomma, da Mogol a George Clooney!

I prezzi dei giornali
E i quotidiani? Nel 1967 De Andrè invitava a risparmiare le 50 lire necessarie per il loro acquisto, visto che per sapere di Bocca di Rosa “non c’era bisogno di alcun giornale”. Dieci anni dopo anche Guccini ritiene inutile spendere 150 lire visto che la sua Piccola (la struggente) storia ignobile “non merita nemmeno due colonne su un giornale” (né – aggiunge per onestà – “musica o parole un po’ rimate”). Insomma, dal mondo della musica viene più l’invito a non spendere soldi per i giornali!
Nel 1986 l’amico estetico preso in giro da Venditti nella Insostenibile leggerezza dell’essere “non leggeva neanche la Repubblica” e si teneva in tasca 600 lire.
Per fortuna ancora Guccini ricordava che “pur avendo l’incoscienza dentro al basso ventre”, “alcuni audaci tenevano in tasca l’Unità” (la canzone Eskimo è del 1976 ma fa riferimento a quando Guccini, che è nato nel 1940, aveva circa 20 anni, quindi l’esborso era di 30 lire). A Sanremo, però, di quotidiani non si è mai parlato. O così ci sembra. Se qualcuno ci smentisce… gli offriamo un caffè!

  • Giornale&caffè

    Spesso si pensa che se non si ha la possibilità di risparmiare cifre significative, non vale nemmeno la pena di cominciare. Invece anche piccoli importi, accumulati e investiti con costanza, possono portare a risultati interessanti.

    Abbiamo studiato il gioco Giornale & Caffè proprio allo scopo di far toccare con mano ai risparmiatori quanto pochi euro al giorno o al mese, moltiplicati per molti giorni e con il tocco magico della capitalizzazione composta degli interessi, possono trasformarsi in cifre importanti.

    Scopri quanto avresti a disposizione oggi se i tuoi genitori avessero investito ogni giorno, da quando sei nato, l'equivalente di due caffè e un giornale


    GIOCA